INVESTIRE E’ VERAMENTE QUALCOSA PER SOLI RICCHI?

Ott 29, 2018 | Educational e approfondimenti vari

In Italia c’è un diffuso modo di pensare che associa l’ attività d’ investimento a persone con un certo grado di ricchezza, o comunque a classi sociali abbienti, facoltose. Si pensa dunque alla superstar, all’ imprenditore dinamico o al libero professionista affermato; ma l’ investimento è veramente qualcosa di così elitario o si tratta di un luogo comune da sfatare?

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Assolutamente la seconda: tutti coloro che hanno un lavoro o che comunque percepiscono un reddito periodico infatti possono (anzi devono) pensare di accantonare una parte di esso (un 10-20% a seconda della propria propensione al risparmio) da dedicare all’ attività d’ investimento, anche in assenza di un capitale cospicuo già da parte.

Molti diranno che c’è la crisi, che non si arriva a fine mese eccetera eccetera, in parte è così, ma se proprio si vuole, andando ad analizzare ed eventualmente rivedere le proprie abitudini di risparmio e di spesa (senza ovviamente privarsi di tutto, perchè significherebbe smettere di vivere e non avrebbe assolutamente senso), ci si abituerà ad essere più disciplinati e qualcosa si potrà ricavare.

L’ Italia è un paese con una grande cultura del risparmio (basta leggere qualche dato sui risparmi privati per farsene unì idea), ma allo stesso tempo con una scarsa cultura dell’ investimento (men che meno di quello finanziario); è stato rilevato infatti che l’ Italia si trova all’ ultimo posto d’ Europa nella classifica dei paesi finanziariamente alfabetizzati e che il 63% degli italiani (quindi più di 6 su 10) è analfabeta finanziario (ovvero completamente a digiuno di concetti di base quali inflazione, tassi d’ interesse, diversificazione).

Siamo in sostanza ottimi risparmiatori ma cattivi investitori, si, perchè non basta risparmiare per poi lasciare tutto sul conto corrente (è sempre meglio che non farlo proprio, per carità, ma non è sufficiente), c’è un alto prezzo da pagare per aver fatto questa scelta e si chiama inflazione (della quale si è già argomentato in questo articolo: Perchè siamo costretti ad investire), un costo che sul lungo periodo è sicuro (oggi è sotto controllo e nel breve ci se ne accorge poco, ma ci sono stati periodi, fine anni 70 primi anni 80, in cui dati alla mano l’ inflazione italiana viaggiava a doppia cifra, raggiungendo picchi del 20% annuo); si, perchè essa segue dei cicli di rialzo e di ribasso, a seconda del contesto economico, e la situazione odierna non può durare in eterno.

L’ unico modo per proteggere il proprio denaro (prima ancora di guadagnare quindi) dall’ effetto inflattivo è investire, in modo pianificato e consapevole ovviamente, non ci sono altre strade.

Tornando a quanto detto prima, si può concludere che anche il classico operaio o impiegato, se proprio ha voglia, può iniziare a pianificare di investire qualcosa e in modo graduale, gli strumenti ci sono, le modalità pure, si chiamano PAC (piani d’ accumulo), questi ultimi sono stati anche oggetto di un approfondimento specifico, se ne è parlato qua: I vantaggi del pac
E’ dunque questa la vera alternativa, la mossa vincente, pianificare, altrimenti si continuerà a vivere alla giornata, o a risparmiare alla cieca (tutto sul conto corrente senza veri obiettivi).

Ora che è stato chiarito un passaggio, bisogna far luce su un altro aspetto, ovvero di iniziare quanto prima, chi inizia presto ha infatti due alleati non di poco conto dalla sua parte: uno è il tempo (su un investimento con orizzonte temporale di 20 anni o più, ha assolutamente senso orientarsi su strumenti “aggressivi” in modo da catturare quel rendimento atteso maggiore, che essi statisticamente hanno sempre offerto sul lungo periodo, rispetto a strumenti più “tranquilli”. Il secondo alleato è l’ interesse composto (o più grezzamente gli interessi che a loro volta producono interessi), definito da Einstein l’ ottava meraviglia del mondo.

Iniziare quanto prima, anche con poco, fa la differenza, e per comprendere tutto ciò ci avvaliamo di un esempio pratico che vale più di mille parole: con pura finalità didattica simuliamo che siano stati messi in atto 2 PAC, entrambi sullo stesso prodotto e tutti e due con obiettivo pensione (70 anni), il primo è stato iniziato a 25 anni con un versamento di 100 € al mese, il secondo a 35 versando 200 € al mese, chi avrà accumulato più soldi alla fine? Può sembrare strano, ma colui che ha iniziato a 25 anni è giunto alla fine con un capitale di 50 mila € in più (520 mila contro 468 mila circa).

Il grafico relativo a tale esempio può essere consultato a tale link: Qual è la tua scusa per non risparmiare e investire?

L’ immagine mostra in modo chiaro il confronto tra i 2 PAC e rende bene l’ idea del “costo” relativo alla posticipazione dell’ investimento.

Semplici simulazioni come questa sono utili per capire che sottovalutare o comunque rimandare delle decisioni in ambito finanziario può rilevarsi una scelta fortemente penalizzante. Al contrario, essere intraprendenti, pragmatici, rappresenta un ottimo punto di partenza, quindi al di là della situazione patrimoniale di partenza, concretezza è la parola d’ ordine.

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