L’investimento in strumenti finanziari può essere strutturato in diversi modi: uno di questi è il PIC, piano d’investimento di capitale, modalità con la quale si prende l’intero importo da investire (ad esempio 100.000 €) e si investe tutto in un’unica soluzione nel prodotto o nei prodotti che ci interessano. Questo approccio può essere senz’altro valido per alcuni, ma presenta delle criticità; è una tipologia d’investimento molto sensibile al timing d’ingresso, per cui occorre prestare molta attenzione alla fase in cui si va ad acquistare, può accadere infatti che ci si va ad esporre in un prodotto che replica un indice azionario globale entrando sui massimi, con la conseguenza che nei giorni/mesi successivi l’indice corregge del 50% (caso estremo per rendere agevole la comprensione dell’ esempio, diversificando e ponendo in essere i dovuti accorgimenti infatti questo risulta essere uno scenario assolutamente remoto), di conseguenza i 100.000 € investiti inizialmente diventano 50.000 €, nessuno sarebbe contento di una situazione del genere e lo sconforto prenderebbe il sopravvento anche del più navigato tra gli investitori. Connesso quindi al problema del timing c’è anche quello dell’ emotività (che accomuna tutti), che potrebbe in tal caso rivelarsi un ostacolo maggiore rispetto al caso di un acquisto frazionato, la stessa emotività che potrebbe spingerci a liquidare l’ investimento in perdita.
Per arginare tali criticità in ottica di timing e di gestione emotiva, è stata concepita una diversa modalità d’ investimento, una sorta di evoluzione del PIC, il PAC, acronimo di piano d’ accumulo del capitale, una modalità d’investimento “a rate”, in cui il denaro viene investito in maniera diluita nel tempo, ad intervalli regolari per un determinato periodo di tempo. Per esempio, possiamo pensare di investire 60.000 € spalmandoli in un arco di 5 anni, allocando 12.000 € all’ anno (1000 € al mese o 3000 ogni 3 mesi). Il PAC, essendo uno strumento flessibile, può essere strutturato nei modi più svariati. Tale modalità d’investimento, derivante dal Dollar Cost Average (modello di Benjamin Graham) presenta molti vantaggi: in primo luogo è l’unico modo con il quale può investire chi non ha da parte un elevato capitale ma dispone per esempio di un’entrata fissa (stipendio o altro tipo di reddito), chi opta per tale soluzione ha il vantaggio di autocostringersi a mettere da parte una certa somma con cadenza periodica e in modo costante. Personalmente consiglio a tutti coloro che hanno un’entrata fissa di imporsi di risparmiare qualcosa (l’ideale sarebbe tra il 10 ed il 20% del proprio reddito) in modo tale da destinare tale quota (tutta o in parte) alla costruzione di un PAC. Tale strumento poi, andando a diluire gli acquisti nel tempo e comprando un po alla volta in ogni fase di mercato (tendenza al rialzo, al ribasso, mercato piatto), tende ad eliminare il problema legato al market timing (entrare al momento giusto) e conseguentemente quello relativo all’emotività; oltre a ciò, l’acquisto tramite PAC (sempre per le ragioni appena viste) contribuisce a rendere più stabile l’investimento, andando a contenere la volatilità. Il PAC è generalmente uno strumento pensato per il medio-lungo termine, che paradossalmente sfrutta a suo vantaggio le fasi di discesa del mercato (grazie al fatto che si va ad acquistare “a sconto”) andando ad abbassare il prezzo medio di carico e puntando poi su una successiva salita del mercato. Il difetto principale di tale strumento è invece dato dal fatto che non esprime il massimo in mercati fortemente direzionali (al rialzo e al ribasso). E’ preferibile impostare tale modello su strumenti con un certo grado di volatilità; su archi di tempo molto estesi (15 anni in su) è conveniente rivolgerlo a strumenti di azionario puro. Occhio ai costi generali, soprattutto per quei prodotti di matrice bancaria, verificare che non abbiano un’ elevata incidenza sul capitale da dedicare.