Nuovo BTP Italia, conviene? Considerazioni ed esempi

Nov 11, 2022 | Educational e approfondimenti vari

Dopo l’emissione dello scorso giugno, un nuovo titolo di Stato indicizzato si accinge a sbarcare sul mercato tricolore, si tratta del nuovo Btp Italia, giunto alla diciottesima edizione, emesso dallo Stato italiano per coprire un’esigenza sempre più sentita da parte del risparmiatore, ossia quella di proteggersi dal carovita.

Il codice ISIN di tale strumento è il seguente: IT0005517187

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Il titolo è pensato per l’ investitore retail e avrà collocamento tra lunedi 14 novembre e giovedì 17 novembre. Chi acquisterà durante questi giorni non pagherà la commissione d’ acquisto.

Più specificamente, il collocamento si svolgerà in 2 fasi: una prima, riservata ai risparmiatori individuali, che andrà dal 14 al 16 novembre (salvo chiusura anticipata) e una seconda che avrà luogo nella mattinata di giorno 17 novembre e sarà riservata agli investitori istituzionali.

Detto ciò, vediamo innanzitutto quali sono le caratteristiche di quest’ emissione e se conviene prenderla in considerazione.

Si tratta di un Btp con durata pari a 6 anni, infatti ha scadenza al 22 novembre 2028, che verrà quotato sul mercato MOT di Borsa Italiana e sarà sottoscrivibile con un taglio minimo di 1.000 € e per multipli di esso.

Già da questo si può notare come rispetto alla precedente emissione di giugno, in tal caso si è preferito accorciare di 2 anni la scadenza.

Rispetto al classico Btp a tasso fisso, tale strumento è indicizzato al tasso di inflazione nazionale, in altre parole esso pagherà ogni 6 mesi una cedola calcolata sul capitale rivalutato dall’ inflazione del semestre di riferimento. L’ inflazione è quella fotografata dall’ indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), con esclusione dei tabacchi.

Unitamente ad ogni cedola, sarà corrisposta anche la rivalutazione del capitale.

Il tasso minimo garantito sarà pari all’ 1,60% annuo, mentre il tasso definitivo verrà sara’ stabilito all’ inizio della seconda fase di collocamento e potrà essere confermato o rivisto al rialzo rispetto all’ 1,60% oggi comunicato (non potrà in altre parole essere più basso).

Si tratta di un rendimento reale, ricordiamolo, non nominale come gli altri Btp di tipo classico.

Il tasso d’interesse è al lordo delle tasse, dal momento che questo titolo prevede come gli altri titoli di Stato una tassazione al 12,5%.

Infine, per chi compra in fase di emissione e tiene fino a scadenza, è previsto un premio fedeltà dell’ otto per mille.

Quale potrà essere il rendimento di questo BTP nei diversi scenari?

Ammesso che il futuro è incerto per definizione, possiamo spingerci a fare delle stime che coinvolgono determinate variabili.

Tornando alla domanda sopra, per rispondere ad essa e aiutare conseguentemente il risparmiatore a fare una scelta oculata, occorre rispolverare il concetto di inflation breakeven, ossia quella attesa dal mercato (in questo caso per i prossimi 6 anni), la quale è già incorporata nei prezzi di mercato.

Per stimare l’inflazione breakeven a 6 anni bisogna fare una sottrazione tra quello che è il rendimento del Btp a tasso fisso con durata a 6 anni ed il rendimento di un bond indicizzato al carovita italiano con scadenza analoga.

Nel momento in cui si scrive, il rendimento dei Btp a tasso fisso con durata attorno ai 6 anni è compreso (complice il ribasso di questi giorni in risposta all’inflazione Usa minore delle attese) tra il 3,4% e il 3,6%. Facendo un calcolo grezzo e sottraendo dal 3,6% del tasso fisso l’1,6% reale dello strumento indicizzato, arriviamo ad un’inflazione attesa nell’ordine del 2% per i prossimi 6 anni.

Ora le cose stanno di conseguenza in questo modo: se l’inflazione che si manifesterà effettivamente durante i prossimi 6 anni sarà uguale a quella attesa (quindi pari al 2%), allora risulterà indifferente detenere un tasso fisso classico o questo particolare Btp indicizzato; nel caso in cui l’inflazione realizzata sarà minore del 2% atteso, l’investimento nel Btp a tasso fisso sarà premiante, mentre nel caso in cui l’ inflazione nei prossimi anni sarà sopra il dato fotografato dall’inflation breakeven, allora il titolo indicizzato svolgerà bene il suo lavoro e sarà premiante rispetto al tasso fisso.

Vabbè che tutti ormai parlano di un’inflazione che ha raggiunto il picco ed è in fase di rallentamento, che ci potrebbe stare per carità, complice anche la base di calcolo elevata e un quadro macroeconomico globale in fase di peggioramento che presagisce una fase recessiva nel periodo a venire, ma ricordo che oggi in Italia abbiamo un’inflazione annua che si attesta all’11,9% stando all’ultima rilevazione. Personalmente mi aspetto un rallentamento del carovita, ricordo a tal proposito che anche all’interno di finestre temporali inflazionistiche si alternano fasi di aumento e sgonfiamento dell’ inflazione, ma ritengo inverosimile che esso scenda e rimanga ancorato su valori compressi e “regolari” come il 2% (e anche per valori dell’inflation linked attorno al 2,5% il discorso non cambierebbe a mio avviso).

Storicamente quando l’inflazione esplode al rialzo, ci vuole tempo affinché essa si riassorba, e su valori tendenzialmente superiori rispetto al canonico 2%.

C’è una famosa citazione a riguardo, che sostiene che “l’inflazione è come il dentifricio, una volta uscito dal tubetto, è difficile farlo rientrare dentro”.

Cosa succede quando l’inflazione supera l’ 8% annuo. Fonte: GFD, Bloomberg Finance LP, Deutsche Bank.

Il grafico sopra fa riferimento agli Usa, ma a quanto sembra, anche prendendo i dati di altri paesi sviluppati, le cose non cambiano poi tanto.

Personalmente considero il decennio dal 2020 in poi come un periodo potenzialmente inflazionistico, visti gli squilibri lato offerta di materie prime principali e strategiche, dati da un sottoinvestimento generale verificatosi negli ultimi anni. Oltre a ciò, siamo in presenza di un delicato scacchiere globale all’ interno del quale vi sono molti punti interrogativi, dati da conflitti in corso, frizioni geopolitiche e da una globalizzazione sempre più precaria (non è un caso che si sta facendo sempre più largo uso del termine deglobalizzazione).

Insomma, aggregando tali fattori siamo a mio avviso nella condizione di assistere ad un vero e proprio cambio di paradigma.

A fronte di quanto detto sopra, ritengo questo nuovo Btp Italia un ottimo strumento per giocare in difesa, attivando uno scudo contro eventi che magari non si manifestano, ma che quando si manifestano lasciano il segno.

Dal momento che ritengo favorevole il rapporto tra rendimento e rischio, valuterei di prendere in considerazione tale strumento qualora le mie esigenze fossero coerenti con le logiche alla base di esso. Ovviamente vale sempre il discorso di non esporsi troppo, dimensionando la posizione in maniera tale da poter rispettare un’ adeguata diversificazione di portafoglio. Non credo assolutamente che l’ Italia possa fallire da qua a 6 anni, però va considerato anche il fatto che siamo tra i paesi più indebitati al mondo, con un rating praticamente al confine tra ciò che può essere considerato investimento e speculazione.

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