Indici classici o in versione Smart Beta? (seconda parte)

Giu 23, 2021 | Educational e approfondimenti vari

Nella prima parte di questa serie di approfondimenti legati al confronto tra indici classici e Smart Beta, abbiamo visto come si sono comportati nel tempo i fattori value e quality; se ti sei perso l’articolo ti invito a consultarlo a tale link: Indici classici o in versione Smart Beta?

Questa seconda parte invece tratterà altri 2 fattori molto gettonati tra gli investitori: minimum volatility e momentum.

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La struttura dell’ articolo sarà analoga a quella precedente, si proverà dunque a capire se (numeri alla mano), lavorare su questi prodotti sarebbe stato premiante rispetto all’operatività su indici di stampo classico. Ovviamente per fare ciò confronteremo un Etf Smart Beta con un semplice indice considerato come benchmark, ciò verrà fatto sulle diverse aree geografiche principali, avvalendosi dello storico a disposizione, che generalmente non è troppo esteso, motivo per cui verranno presi in considerazione per il confronto gli Etf Smart Beta più longevi presenti sul mercato italiano.

Fatta questa introduzione, andiamo sul pratico e partiamo con i vari confronti.

FATTORE MINIMUM VOLATILITY:

MSCI WORLD VS MSCI WORLD MINIMUM VOLATILITY

Per questo confronto ci avvaliamo di 2 Etf di Ishares:
iShares Core MSCI World UCITS ETF USD (Acc)
ISIN IE00B4L5Y983, Ticker SWDA
iShares Edge S&P 500 Minimum Volatility UCITS ETF (Acc)
ISIN IE00B6SPMN59, Ticker MVUS
I dati a nostra disposizione risalgono al 2012: le performances di lungo termine premiano l’ Etf classico. In passato ci sono stati periodi in cui ha fatto leggermente meglio uno e altri in cui ha sovraperformato l’ altro. Il gap tra l’ Etf classico e lo Smart Beta si è incrementato nel periodo di ripresa post Covid, dove il minimum volatility non è riuscito a tenere il passo del rivale. Ovviamente l’ Etf Smart Beta è meno volatile, tuttavia il rapporto rendimento rischio favorisce il concorrente. Per tali motivi non lo valuterei nella mia operatività.

S&P 500 VS S&P 500 MINIMUM VOLATILITY

Per confrontare gli indici americani, prendiamo sempre 2 Etf targati Ishares:
iShares Core S&P 500 UCITS ETF (Acc)
ISIN IE00B5BMR087, Ticker CSSPX
iShares Edge S&P 500 Minimum Volatility UCITS ETF (Acc)
ISIN IE00B6SPMN59, Ticker MVUS
Anche qua abbiamo dati dal 2012 in poi: ad oggi vince l’ Etf classico; in questo caso vale ogni cosa detta riguardo il precedente confronto.

MSCI EUROPE VS MSCI EUROPE MINIMUM VOLATILITY

Anche qua prendiamo per il confronto 2 Etf dI Ishares:
iShares Core MSCI Europe UCITS ETF EUR (Acc)
ISIN IE00B4K48X80, Ticker SMEA
iShares Edge MSCI Europe Minimum Volatility UCITS ETF
ISIN IE00B86MWN23, Ticker MVEU
I dati a disposizione partono anche in tal caso dal 2012: le performances di lungo termine premiano leggermente l’Etf minimum volatitlity. C’è da far notare che durante tutti questi anni per la maggior parte del tempo lo Smart Beta ha sovraperformato l’ Etf rivale, tuttavia nella fase di recupero post Covid quest’ultimo è stato più reattivo a riprendersi, di conseguenza il gap di performance è stato praticamente recuperato, con i 2 grafici che risultano quasi sovrapponibili. Lo Smart Beta è meno volatile, tuttavia a lungo termine il rapporto rendimento rischio continua a favorire l’ Etf classico, perciò dovendo scegliere rimarrei su quest’ ultimo.

MSCI EMERGING MARKETS VS MSCI EMERGING MARKETS MINIMUM VOLATILITY

Prendiamo anche in tal caso per il confronto 2 prodotti di Ishares:
iShares MSCI EM UCITS ETF (Acc)
ISIN IE00B4L5YC18, Ticker SEMA
iShares Edge MSCI EM Minimum Volatility UCITS ETF
ISIN IE00B8KGV557, Ticker EMV
Dati a partire dal 2012: le performances di lungo termine premiano l’ Etf classico. Anche in questo caso abbiamo avuto per molto tempo nel corso degli anni una leggera sovraperformance dello Smart Beta, tuttavia sui risultati finali ha pesato la solita maggiore reattività del rivale, capace di recuperare meglio il periodo post Covid. Anche in questo caso il giudizio è analogo a quelli precedenti: a fronte di una volatilità minore lo Smart Beta perde il confronto in quanto a rendimento in rapporto al rischio assunto, dunque ritengo possa risultare ancora preferibile l’ Etf classico.

FATTORE MOMENTUM:

MSCI WORLD VS MSCI WORLD MOMENTUM

Prendiamo per il confronto 2 prodotti marchiati Ishares:
iShares Core MSCI World UCITS ETF USD (Acc)
ISIN IE00B4L5Y983, Ticker SWDA
iShares Edge MSCI World Momentum Factor UCITS ETF (Acc)
ISIN IE00BP3QZ825, Ticker IWMO

I dati in questo caso partono dal 2014: le performances di lungo periodo premiano l’ Etf momentum, che in questi anni ha fatto sempre meglio del rivale. Il vento a favore ovviamente è stato dato anche dal contesto, che negli ultimi anni ha premiato tipologie di approcci come quello appunto basato sul momentum. Va anche detto che questi maggiori risultati si pagano con una volatilità più alta, a anche se a lungo termine il rapporto rendimento rischio premia lo Smart Beta, non è che ci sia chissà quale differenza da questo punto di vista, mentre più nel breve termine il rapporto rendimento rischio premia l’ Etf classico. Qua la scelta dipende soprattutto dal grado di rischio dell’investitore, personalmente resterei sull’ indice classico.

MSCI EUROPE VS MSCI EUROPE MOMENTUM

Anche qua prendiamo per il confronto 2 Etf di Ishares:
iShares Core MSCI Europe UCITS ETF EUR (Acc)
ISIN IE00B4K48X80, Ticker SMEA
iShares Core MSCI Europe UCITS ETF EUR (Acc)
ISIN IE00B4K48X80, Ticker SMEA
Dati dal 2015 in poi: le performances a lungo termine premiano l’ Etf di momentum, che è praticamente andato sempre meglio del rivale, complice anche il contesto che ha favorito tali strategie. A differenza di quanto detto in merito al confronto precedente, qua il fatto curioso è che lo Smart Beta ha una volatilità praticamente uguale al rivale (persino un pelo inferiore); il confronto è vinto dunque dallo Smart Beta anche in termini di rapporto rendimento rischio. In altre parole quest’ultimo ad oggi risulta più efficiente.

Nei prossimi approfondimenti saranno confrontati altri prodotti classici e Smart Beta, allo scopo di vedere se tra questi ultimi c’è effettivamente del potenziale in più da poter sfruttare per l’ investitore accorto.

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