Mercato cinese in affanno: cosa fare?

Lug 29, 2021 | Educational e approfondimenti vari

I listini cinesi e di Hong Kong stanno attraversando un periodo tutt’altro che felice; le vendite di questi giorni sono state alimentate dal pesante clima provocato dai faccia a faccia tra il governo cinese e le grandi corporation di casa sua.

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Le tensioni si stanno manifestando su più fronti, ma fanno principalmente riferimento alle potenziali restrizioni normative da parte del governo del Dragone, che di fatto taglierebbero le gambe ai colossi dell’economia cinese, società del calibro di Alibaba, Tencent e così via.

Tra i recenti provvedimenti più impattanti ci sono le stringenti normative sul settore dell’istruzione, con l’annuncio delle autorità governative cinesi del divieto dell’ insegnamento a scopo di lucro nelle materie scolastiche di base, con limiti agli investimenti stranieri nel settore. E’ stato infatti indicato che le istituzioni cinesi che offrono servizi di tipo educativo (tutoring) a pagamento saranno registrate come organizzazioni senza scopo di lucro oltre al fatto che non verranno concesse nuove licenze.

Per capire l’impatto di questa notizia basta dare un’ occhiata al grafico di alcune ADR quotate al NYSE: prendiamo ad esempio Tal Education Group, il titolo aveva segnato dei massimi a circa 91 lo scorso febbraio, in questi giorni quota attorno a 6.

Vogliamo fare un altro esempio, prendiamo Gaotu Techedu, massimi segnati a 149 (sempre a febbraio), minimi di questi giorni in area 2,40.

Ancora, New Oriental Technology è passato da 20 a 2.

Ma l’atteggiamento di repressione da parte di Pechino verso le sue industrie va avanti da mesi, e come già anticipato non si limita al settore educativo; le restrizioni cinesi hanno interessato anche una vasta gamma di servizi online: dalle app per le consegne di cibo a domicilio alle piattaforme di streaming musicale. E’ notizia di qualche giorno fa che l’antitrust cinese ha ordinato a Tencent di rinunciare ai suoi diritti di licenza musicale esclusiva, infliggendo al colosso una multa per comportamento anticoncorrenziale. Come scordare poi nei mesi scorsi l’ annullamento dell’ IPO da capogiro della finanziaria Ant Group, controllata da Alibaba. Da lì in poi è stato un susseguirsi di pressioni regolatorie da parte delle autorità cinesi, tra maggiori controlli sui colossi del web, strette in relazione alle IPO sui mercati esteri e politiche di contrasto ai monopoli.

A tal proposito è doveroso menzionare anche l’attuale vicenda della società Didi (la Uber cinese), probabilmente una tra le peggiori IPO nella storia americana. Una IPO che ha fatto parecchio arrabbiare il governo cinese, che ha risposto minacciando multe e delisting verso la compagnia.

In tutto ciò il comparto tech del Dragone ha perso oltre un trilione di dollari di capitalizzazione da febbraio ad oggi.

Se vuoi approfondire le vicende delle big tech cinesi, e come si sia arrivato a questo clima, ti rimando a questo interessante articolo

In questo contesto turbolento i listini cinesi hanno avuto dei pesanti affondi ribassisti. Gli indici che stanno soffrendo di meno sono quelli che investono nei titoli di classe A, ossia azioni di società quotate sulla borsa valori di Shanghai o Shenzhen e negoziate nella valuta domestica (renminbi), mentre quelli maggiormente penalizzati sono gli indici relativi ai titoli cinesi negoziati in valuta estera, come ad esempio le azioni H (quotate ad Hong Kong) o le B (quotate sempre su Shanghai o Shenzhen ma in valuta estera). Ovviamente questo per quanto riguarda gli indici più ampi, perché se prendiamo quelli più specifici e ristretti, come ad esempio Hang Seng Tech o CSI Overseas China Internet, se la passano ancora peggio.

Delineata quella che è la situazione del mercato cinese, passiamo a qualche considerazione operativa: cosa fare adesso? Chi ha acquistato recentemente deve vendere in perdita? Chi ha liquidità ha davanti una grande occasione d’ acquisto? Entrare subito o poco per volta? Quali strumenti prendere in considerazione per operare sul mercato cinese?

Iniziamo col dire che gli eventi che si stanno verificando sono tutt’altro che banali; ricordiamo infatti che la Cina è un paese di impronta statalista, con lo Stato che ha un ruolo attivo nell’ indirizzare l’economia, motivo per cui ai recenti risvolti bisogna dare un certo peso; sottovalutarli sarebbe un errore. Detto ciò però è anche vero che il mercato sta prezzando un sacco di scenari negativi in questo momento, se si trovassero delle mediazioni, anche solo parzialmente, a mio avviso ci sarebbero i presupposti per una risalita delle quotazioni, infatti se da un lato può essere positivo riportare in equilibrio delle situazioni di potenziale eccesso, dall’altro ritengo che eccessivi tira e molla non farebbero bene a nessuno.

A fronte di ciò vedo nei listini cinesi una potenziale opportunità di medio-lungo termine.

Di conseguenza, per chi ha delle posizioni già aperte e in sofferenza, ritengo che questo sia il momento peggiore per vendere. In questi casi bisogna ricordare la celebre frase di Warren Buffett: “quando tutti hanno paura, è il momento di essere avidi”. Detto ciò, chi è già dentro e ha liquidità da investire, può cercare di iniettare una parte di essa su tale mercato, magari frazionando gli ingressi, a patto di non aumentare a dismisura l’esposizione verso esso, ma cercando di rimanere per quanto possibile coerenti con la propria asset allocation.

Chi ha attivo un piano d’ accumulo, potrebbe accogliere quasi come positivo questo storno, non adoperando nessuno stravolgimento; al limite si potrebbe cercare qualche acquisto aggiuntivo con l’obiettivo di abbassare maggiormente il proprio prezzo medio di carico.

Allo stesso modo chi ha della liquidità che vorrebbe allocare, sia in ottica strategica che tattica, potrebbe accogliere positivamente tale ribasso, che offre l’ occasione per entrare a prezzi di saldo. Ovviamente è sempre opportuno ribadire che vista l’impossibilità di capire fino a quanto si protrarrà tale ribasso, e dunque di identificare l’ area di minimi, è più saggio effettuare degli ingressi pianificati e scaglionati. A titolo di esempio è possibile entrare con un 50% della posizione e poi fare altri 2-3 ingressi su una potenziale debolezza successiva, con una logica del tipo “se scende di una percentuale X, entro con una percentuale Y”. L’ingresso nella posizione è dunque modulabile a proprio piacimento (come anche l’uscita), non c’è una strada migliore di un’altra, quello che si può fare al limite per cercare di ottimizzare l’ entrata consiste nel cercare un ingresso più sostanzioso in corrispondenza di una percentuale di drawdown dalla quale statisticamente il mercato tende a rimbalzare.

Abbiamo capito che l’azionario cinese può offrire una buona occasione d’ acquisto, giunti a questo punto occorre capire quale strumento considerare per esporsi a tale asset.

Personalmente ritengo che un investimento specifico come questo sia da lavorare nella parte satellite di portafoglio; visto che da tale porzione di portafoglio cerco di estrapolare per quanto possibile dell’extrarendimento, dovrò cercare qualcosa che sia in grado di fornirmelo questo extrarendimento, ossia un prodotto con una certa volatilità. Rimanendo nel campo degli Etf, soluzione molto comoda per un risparmiatore, tra gli strumenti più pepati con focus sulla Cina spicca il seguente:

KraneShares CSI China Internet UCITS ETF EUR
ISIN IE00BFXR7900, Ticker KWEB
E’ un Etf specifico sulla tecnologia cinese, che ha in totale 54 titoli in pancia, ma i primi 5 pesano per un 43% e passa del totale. E’ immaginabile quanto può essere volatile un prodotto del genere, che negli ultimi giorni ha avuto escursioni di prezzo da far rabbrividire persino una small cap. La volatilità delle ultime sedute lo rende utilizzabile anche in ottica di trading intraday (aldilà delle inefficienze fiscali).

Oltre a Kraneshares, chi è più aggressivo può valutare ad esempio:

HSBC Hang Seng TECH UCITS ETF HKD
ISIN IE00BMWXKN31, Ticker HSTE
HANetf EMQQ Emerging Markets Internet & Ecommerce UCITS ETF
ISIN IE00BFYN8Y92, Ticker EMQQ
UBS ETF (LU) Solactive China Technology UCITS ETF (USD) A-acc
ISIN LU2265794276, Ticker CIT
Invesco Msci China Tech Alls Ucits Etf Acc
ISIN IE00BM8QS095, Ticker MCHT
A parte l’ Etf di HanEtf si tratta di strumenti non sempre liquidissimi, qualcuno anche molto recente, che però in questa fase hanno visto gli scambi intensificarsi in linea con la crescente attenzione alle vicende dei listini cinesi. Per completezza segnalo che un’altra alternativa potrebbe provenire da un Etf di recentissima quotazione, focalizzato sullo Star Market cinese, mercato molto importante in termini di IPO e dunque punto di approdo per i principali “unicorni” cinesi.
Kraneshares Sse Star Market 50 Ucits Etf
ISIN IE00BKPJY541, Ticker KSTR
Chi è più conservativo potrebbe valutare invece:
Xtrackers CSI 300 Swap UCITS ETF
ISIN LU0779800910, Ticker XCHA
O in alternativa un Etf sui mercati emergenti generali, maggiormente diversificato, ma dove la Cina ha comunque un certo peso:
iShares Core MSCI Emerging Markets IMI UCITS ETF (Acc)
ISIN IE00BKM4GZ66, Ticker EIMI
O ancora i mercati emergenti asiatici, dove la Cina ha ancora più peso:
Amundi MSCI Emerging Markets Asia UCITS ETF
ISIN LU1681044480, Ticker AASI
iShares MSCI EM Asia UCITS ETF (Acc)
ISIN IE00B5L8K969, Ticker CSEMAS
SPDR MSCI EM Asia UCITS ETF
ISIN IE00B466KX20, Ticker EMAE
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