Indici equal weight: robustezza ed equilibrio

Dic 22, 2021 | Educational e approfondimenti vari

Alcuni giorni fa ho lanciato un sondaggio sul mio gruppo chiuso Facebook, dove postavo il grafico che vedi sotto e chiedevo alla community di indovinare quale fosse il sottostante (indice) che ha sovraperformato dal 2003 ad oggi l’ S&P 500 (in turchese).
Tra le tante risposte ricevute (puoi vedere la discussione iscrivendoti al gruppo, cosa che ti invito a fare, qua il link, nessuno è riuscito a dare quella corretta. La cosa non mi ha stupito più di tanto, e alla fine la soluzione l’ho fornita io, destando stupore in molti i quali mi hanno scritto in privato.

Ma facciamo un passo indietro e inquadriamo la situazione da un’ altra angolazione.

Ultimamente molti analisti ed investitori sono preoccupati per il continuo restringimento dell’ ampiezza del mercato azionario. Cosa significa in termini più semplici?

L’ ampiezza del mercato azionario è un indicatore che monitora il numero di titoli che partecipano alla fase di rialzo o di ribasso. L’ ampiezza si dice positiva quando ci sono più titoli che salgono rispetto a quelli che scendono, viceversa è negativa.

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Semplificando al massimo, l’ampiezza è l’espressione della salute del mercato azionario; in un trend al rialzo se i titoli che salgono sono la grande maggioranza, ciò ci dice che abbiamo un mercato robusto, in cui sono molti i contributori alle performances positive dello stesso, viceversa se il rialzo è accompagnato da un’ ampiezza in diminuzione, ossia partecipano ad esso pochi titoli, con i restanti che faticano, allora tale rialzo è da considerarsi sospetto in virtù di tale divergenza. Ovviamente funziona allo stesso modo in caso di ribasso.

Ci sono svariati indicatori che analizzano l’ ampiezza di un mercato: Advance/Decline index, New highs-Lows Index, percentuale di titoli sopra o sotto la media mobile a 200 periodi, Cumulative Volume Index, On Balance Volume (OBV).

Nell’attuale fase di mercato l’ampiezza è molto ristretta, con i principali indici di mercato che sono praticamente tenuti a galla dai soliti titoli noti a tutti e ormai mega capitalizzati, che proprio per questo motivo esercitano una sempre maggiore incidenza sugli indici, nella buona e nella cattiva sorte.

Un indice che dipende da pochi titoli rappresenta un potenziale problema, in quanto essendo più concentrato tende ad essere molto sensibile all’andamento di una manciata di nomi, e fino a che “i comandanti” vanno a gonfie vele tutto ok, frega poco dell’ampiezza e di noiosi tecnicismi vari, ma se questi smettono di funzionare e subiscono ripercussioni negative sui prezzi (nulla più di normali dinamiche di mercato, in quanto nessun titolo cresce senza interruzioni), allora si tocca con mano la fragilità strutturale di un mercato dove pochi attori fanno il bello e il cattivo tempo.

Se si dovesse verificare quest’ultima circostanza, sono sicuro che gli investitori e il marketing finanziario riscoprirebbero soluzioni più resilienti, quali ad esempio gli indici equal weighted; un po’ come oggi avviene per l’ universo inflation linked e commodities, che improvvisamente hanno ritrovato popolarità e stranamente sono presenti in ogni bozza di portafoglio costruito dagli investitori, oltre che coperti da un numero sempre crescente di strumenti che l’industria finanziaria si affretta a sfornare.

Ma perchè gli indici equal weighted, ossia ad uguale ponderazione, dove quindi tutti i componenti hanno lo stesso peso percentuale interno, sono più resilienti in determinate circostanze?

Innanzitutto perchè essi offrono maggiore protezione nel caso in cui quei pochi titoli ad elevato peso subissero delle flessioni di mercato. Gli indici equal weight poi hanno una ripartizione settoriale più stabile e bilanciata rispetto ai cap weighted. Per capire meglio ciò facciamo un esempio, se nell’ S&P 500 la versione equal weighted contiene 500 titoli ognuno dei quali pesa lo 0,2%, ne consegue che il peso di ogni settore è una funzione diretta del numero di titoli appartenenti ad esso contenuti nell’indice: se banalmente fanno parte del settore energetico 50 titoli dei 500 complessivi dell’ indice, allora esso peserà per un 10%:

*Fonte: Investopedia
**Dati non aggiornatissimi, ma servono giusto a rendere l’ idea.
*Fonte: Investopedia

Certo c’è da dire che per come sono strutturati gli indici equal weighted tendono a sovrappesare le società più piccole, ciò comporta un maggior rischio, infatti se si va a vedere la deviazione standard di tali indici essa risulta un po’ più elevata rispetto a quella delle loro controparti cap weighted; ciò si potrebbe tuttavia cercare di sfruttare a proprio vantaggio, attraverso una logica operativa di tipo PAC con orizzonte temporale molto esteso.

Oltre al sovrappeso del fattore size, abbiamo anche una sovraesposizione verso quei titoli più snobbati, contraddistinti da quotazioni più economiche, ossia verso il fattore value, altro motore di sovraperformances nel lungo termine. Viceversa gli indici ad uguale ponderazione risultano sottopesati allo stile growth.

Va detto anche che tali indici necessitano di più movimentazione per lasciare inalterata la loro esposizione iniziale ed evitare così di incappare in sbilanciamenti di portafoglio, per cui essi hanno più costi impliciti (di turnover) rispetto alle controparti cap weighted. A ciò si aggiunge il fatto che i replicanti di tali prodotti come gli Etf, presentano un Ter generalmente maggiore dei rivali ponderati per la capitalizzazione, dunque abbiamo anche costi espliciti maggiori.

Arrivati sin qui, è opportuno porre l’ attenzione a quali vantaggi possiamo riscontrare rivolgendoci ad indici di tipo equal weighted.

Sicuramente essi rappresentano una scelta più conservativa se dovessimo decidere di investire oggi, in quanto il mercato ai massimi non ci dice cosa sta effettivamente avvenendo sotto la superficie.

Per spiegare meglio tale passaggio prendiamo ad esempio un indice molto ampio come il Nasdaq Composite, che si presta bene ad una lettura dell’ampiezza del mercato, esso è poco sotto ai record storici, ma la media delle sue azioni è ad un qualcosa come il 40% sotto ai propri massimi. Di conseguenza è come se il mercato di fatto abbia già virato al ribasso, attraverso una sorta di correzione impercettibile, dunque comprando equal weight è come se comprassimo più a sconto.

L operatività su prodotti equal weighted può essere declinata in diversi modi: in ottica di asset allocation strategica, di pac, ma anche in ambito tattico (ad esempio inserendo tale fattore assieme ad altri all’interno di un paniere e cercando di posizionarsi sul fattore più in forma).

Onestamente credo che il fattore equal weighted nei prossimi 10-15 anni possa sovraperformare quello cap weighted; oltre a ciò, esso rappresenta un modo di allocare le risorse molto equilibrato, che fa perno sui principi della mean reversion;
ancora, tale fattore è correlato positivamente all’ ampiezza e quindi alla salute del mercato nel complesso; infine esso incorpora un protocollo di gestione più passivo, nel senso che anche dovendo ribilanciare periodicamente, non muta la sua forma in ottica trendfollowing per ciò che riguarda la sua ripartizione percentuale settoriale e dei singoli titoli.

Attualmente sul mercato italiano non c’è tanta scelta di prodotti equal weighted adatti alla parte core di portafoglio: sulle large cap manca un Etf che faccia da replicante all’ MSCI World Equal Weighted, mentre ad esempio sulla parte world mid cap è possibile contare sul seguente strumento:

iShares Edge MSCI World Size Factor UCITS ETF
ISIN IE00BP3QZD73, Ticker IWSZ
Nella speranza che arrivi presto un Etf su MSCI World Equal Weighted riferito alle large cap, segnalo che su queste ultime è possibile esporsi a tale fattore in maniera spacchettata tra le diverse aree geografiche (non tutte), le principali soluzioni a tal proposito sono:
Xtrackers S&P 500 Equal Weight UCITS ETF 1C
ISIN IE00BLNMYC90, Ticker XDEW
Ossiam STOXX Europe 600 Equal Weight NR UCITS ETF 1C (EUR)
ISIN LU0599613147, Ticker S6EW
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