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Riguardo i megatrend ci sono diverse scuole di pensiero: da un lato ci sono quelli convinti che anche la porzione di portafoglio ad essi dedicata va diversificata su più temi, in modo da controllare soprattutto il rischio; questa fazione è generalmente cosciente del fatto che non avrà mai rendimenti da primi della classe, ma sa bene che non figurerà mai neppure tra gli ultimi.
Dall’ altra parte ci sono quelli a cui non piace spalmare l’investimento su svariati megatrend, infatti la loro logica è del tipo: «più temi mischierò, più le performances si avvicineranno a quelle di un benchmark di mercato». Per questi investitori ha senso invece specializzarsi, studiando bene e cercando di individuare un megatrend (magari 2, ma non sicuramente un paniere) dalle grosse potenzialità future.
Non comprando tutta la covata, questi investitori molto probabilmente avranno risultati molto diversi da quelli del mercato (molto maggiori se saranno stati bravi/fortunati, molto peggiori se le loro aspettative si saranno rivelate errate).
Personalmente, pur propendendo per il fatto che nella porzione di portafoglio in cui mi posso permettere di sbagliare devo mirare a fare molto diversamente dal mercato, riconosco che sono scelte che dipendono da molte variabili, quindi schierarsi dall’una o dall’ altra parte può non essere così immediato come sembra.
Ma proviamo a capire se diversificando su un paniere di megatrend è possibile produrre rendimenti superiori rispetto a quelli di un benchmark. Per intuire ciò, ci avvaliamo di un confronto tra un Etf che si focalizza su un paniere di temi e quello che può essere un benchmark di mercato per i megatrend, ossia l’indice Nasdaq100. Per coprire quest’ultimo ci avvarremo di un Etf che è quello più importante sul mercato italiano riferito a tale indice, ossia Ishares Nasdaq100. Per coprire invece il paniere di megatrend verrà utilizzato l’Etf Han-Gins Tech Megatrend (ITEK).
Ovviamente il confronto sarà effettuato sui dati disponibili per i 2 prodotti , e visto che ITEK esiste solo dal 2018, non ci potrà essere un’ importante profondità d’analisi sull’ Etf. Qualche dato con maggiore storicità tuttavia lo si può ricavare indirettamente, prendendo come riferimento non ITEK, bensì l’ indice che esso replica passivamente.
ISIN IE00BDDRF700, Ticker ITEK
ISIN IE00B53SZB19, Ticker CSNDX
ITEK invece è interamente riferito ad un paniere di temi disruptive: robotica ed automazione, cloud computing, big data, sicurezza informatica, mobilità del futuro, genomica, social media, Blockchain, realtà virtuale e aumentata.
A livello di AUM e di liquidità non c’è troppo da discutere, stravince Ishares, anche per un discorso di longevità del prodotto, dal momento che ITEK è arrivato nel tardo 2018 mentre Ishares è negoziabile dal gennaio 2010.
Anche lato Ter la spunta Ishares, che costa uno 0,33% annuo, a fronte di uno 0,59% di ITEK.
Entrambi hanno un’ esposizione verso il sottostante attuata mediante replica fisica, ed entrambi sono ad accumulo dei proventi (non pagano dividendi).
A livello di partecipazioni totali non c’è troppa differenza: Ishares ha in pancia 102 titoli, mentre ITEK risulta esposto su 116.
Per quanto riguarda la ponderazione geografica, qua si riscontrano delle differenze tra i 2 fondi, dal momento che il Nasdaq racchiude praticamente solo aziende di matrice Usa, mentre ITEK diversifica a livello globale (lavorando su paesi sviluppati ed emergenti). In quest’ultimo prodotto sono sempre gli Usa a fare la parte del leone, tuttavia si riscontra una buona presenza di Asia ed Europa.
Per quanto concerne la ponderazione settoriale, entrambi sono focalizzati principalmente su titoli disruptive; un dettaglio importante che non deve sfuggire è che ITEK attua un’ uguale ponderazione tra i diversi settori e anche tra i singoli titoli.
Nell’ultimo anno ITEK ha avuto la meglio, con una performance del 50%, a fronte di un 29,21% di Ishares. Durante questo lasso di tempo ITEK ha fatto meglio del rivale anche in termini di rendimento in rapporto al rischio assunto. Negli ultimi 6 mesi tuttavia questo divario di performances si è accorciato: +15,75% per ITEK e +11,84 per Ishares, segno che il contesto di rotazione settoriale ha colpito maggiormente il primo. Se si guarda agli ultimi 3 mesi, la situazione è finita per capovolgersi, con Ishares che ha prodotto una sovraperformance del 6% (ha restituito un 6,70% contro uno 0,69% di ITEK). Stringendo il campo d’ osservazione su periodi ancora più recenti, le performances dei 2 strumenti tendono ad equivalersi.
La volatilità tra i 2 prodotti è simile.
Viste le dinamiche riscontrate negli ultimi mesi, ritengo che ITEK possa soffrire maggiormente un contesto di aspettative rialziste sui tassi d’ interesse.
Da quando esiste l’ Etf ITEK, la performance cumulativa di quest’ultimo è superiore rispetto a quella di Ishares, tuttavia in modo da avere un confronto più robusto, ho analizzato la performance cumulativa da quando esiste l’indice replicato da ITEK (settembre 2013), qua le cose si capovolgono, dal momento che Solactive Innovative Technologies Index NTR ha prodotto dalla sua costruzione ad oggi un +344%, a fronte di un +406% circa di Ishares.
In definitiva, pur essendo entrambi strumenti interessanti, se dovessi attivare un piano d’ accumulo andrei su Ishares, che tra l’ altro costa meno, è più liquido e quindi ha meno rischio di delisting. Anche a livello di operatività buy and hold le performances ad oggi premiano Ishares; ITEK resta molto interessante per un’operatività più dinamica e trendfollower, in quest’ottica potrebbe risultare una scelta premiante.
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