Etf momentum: approfondimento e riflessioni a ruota libera

Dic 17, 2021 | Educational e approfondimenti vari

Recentemente mi è stato chiesto di approfondire gli Etf momentum, una tipologia di prodotti che è incentrata su un singolo fattore di performance: il momentum appunto. Vediamo quindi di fare il punto su questi interessanti strumenti, che derivano da particolari indici.

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Gli indici momentum si focalizzano su quei titoli azionari con elevata forza rialzista (ad esempio negli ultimi 6 e 12 mesi), assegnando ad ogni titolo un momentum score e privilegiando quelli con lo score più elevato.

Attualmente sul mercato italiano abbiamo Etf incentrati su tale fattore solo su MSCI World e MSCI Europe, in futuro potrebbero arrivare altri a copertura di indici di momentum giù esistenti. A tal proposito sul portale del fornitore MSCI se ne possono trovare parecchi.

Generalmente la prima domanda che si pone il risparmiatore di fronte a tali strumenti è: mi conviene andare sull’ Etf fattoriale (in questo caso momentum) o sul “rivale” che replica l’indice classico?

La risposta è meno scontata di quello che sembra.

Innanzitutto visto che tali strumenti sono replicanti di un indice, andiamo a prendere i dati relativi all’ indice fattoriale e a confrontarli con quelli dell’ indice classico. Qua non c’è miglior cosa da fare che andare su siti istituzionali, nello specifico quello del fornitore dell’indice, che nella maggioranza dei casi è MSCI: digitando il nome completo dell’ indice fattoriale sul nostro motore di ricerca ci ritroveremo tra i primi risultati il PDF di confronto tra questo indice e quello nella versione classica, direttamente dal sito di MSCI; il confronto parte da quando l’indice smart beta viene iniziato a calcolare.

Ecco ad esempio la scheda relativa all’MSCI World Momentum.
Per il fattore momentum, ciò che si può riassuntivamente notare per indici rilevanti quali World, Usa ed Europa è:

  • Una performance annualizzata (da quando inizia il backtest di MSCI) maggiore rispetto alla controparte classica.
  • Un gap di performance che tende ad allargarsi nel corso degli ultimi anni.
  • Una volatilità e un max drawdown un pelo più contenuti
  • Un rapporto tra rendimento e rischio migliore nel corso degli anni.
  • L’ indice classico che più si avvicina alle prestazioni del corrispettivo momentum è l’ MSCI Usa, probabilmente per il fatto che si è comportato meglio degli altri durante gli ultimi anni, avvicinando la sua natura a quella dell’indice factor.

A questo punto pare ovvio che andare sul fattore momentum pare la migliore scelta, tuttavia occorre fare delle considerazioni: anche se su una finestra molto estesa (la quale incorpora più fasi di mercato) buona parte dei singoli fattori sembra fare un po’ meglio dell’ indice di riferimento, ciò può non valere ad esempio per una fascia temporale anche piuttosto protratta (10-15 anni); noi abbiamo fatto l’esempio del momentum come fattore di successo (anche aiutato dal tipo di mercato degli ultimi anni), ma se prendiamo il fattore value ad esempio che succede?

Succede che negli ultimi anni ha deluso e fatto peggio degli indici classici, sia in versione Usa, sia World, sia Europa.

Quindi noi è vero che abbiamo dei dati passati su cui ragionare, ma è anche vero che dobbiamo proiettarci nel futuro quando investiamo.

E se per i prossimi 10-15 anni il discorso si rovesciasse? Se il value tornasse a brillare e il momentum subisse una battuta d’ arresto? Molti analisti per il principio della mean reversion auspicano scarsi rendimenti da qui ai prossimi anni per l’azionario Usa, scommettendo su un ritorno di forza dell’Europa e/o dei paesi emergenti; sempre per lo stesso principio molti si aspettano un rafforzamento della componente value su quella growth. Può darsi che per i prossimi 10 anni l’ MSCI Usa Value faccia la differenza tra i “deboli” indici statunitensi, comportandosi di fatto come l’ MSCI Europe Momentum degli ultimi anni.

Tutto ciò va valutato se ragioniamo all’ interno di un arco temporale finito (e quello dei nostri investimenti lo è in quasi la totalità dei casi), in modo da capire che esponendoci ad un singolo fattore, anche per i prossimi 10-15 anni, si può selezionare il cavallo giusto o sbagliato, anche se poi allungando ancora l’orizzonte temporale il rischio decresce poiché le performances tendono a livellarsi, permettendo ai vari fattori di generare anche un piccolo premio di rendimento sull’indice classico.

Nello specifico ritengo il fattore momentum vincente sul lungo termine, il costo però può essere una potenziale sottoperformance per un periodo di tempo protratto; l’aspetto che mi sento però di sottolineare è che diversificando per area geografica sul lungo termine non si sbaglia ne con l’ indice semplice né con quello fattoriale.

Un altro aspetto che abbiamo tralasciato è il seguente: noi abbiamo ragionato fin qui solo sugli indici, ma sull’indice non si può investire direttamente; perciò dobbiamo traslare il discorso sugli Etf collegati ad essi, i momentum (o altri fattoriali), dove abbiamo un Ter leggermente più elevato, una minore liquidità e quindi spread di negoziazione più elevati della controparte classica, oltre che un turnover più marcato.

Considerando che nella parte strategica di portafoglio un risparmiatore comune dovrebbe tentare di sbagliare il meno possibile, mirando a catturare il beta del mercato, un indice come il MSCI World classico è un ottimo alleato, e la sua resilienza è data anche dal fatto che essendo un indice ponderato per la capitalizzazione, esso incorpora di fatto già una strategia momentum al suo interno, mediante la quale i titoli vincitori tendono a risaltare all’interno dello stesso.

Ciò significa che la controparte momentum sia una scelta sbagliata? Assolutamente no, ma rappresenta comunque un tassello in più di gestione attiva, si è meno neutrali all’esposizione verso i singoli fattori.

Nel paragone tra i 2 approcci c’è un certo parallelismo con i popolari portafogli statici dei celebri investitori, essi non costituiranno probabilmente l’ asset allocation più performante, ci saranno sempre portafogli in grado di “batterli”, tuttavia forniranno un rendimento che se non sarà mai il migliore, non sarà mai neppure il peggiore, poggiando su quel “moat” dato dalla loro resilienza.

Oltre che ad essere impiegati nell’ asset allocation strategica, gli Etf momentum si prestano bene ad un piano d’accumulo, immaginiamo ad esempio un pac a vita, o di un giovane in ottica pensione, e si rivelano utili anche per essere inseriti assieme agli altri Etf fattoriali all’interno di un protocollo di gestione attiva, dove ad esempio dentro un portafoglio diversificato e decorrelato si va ad inserire nella parte azionaria invece del classico MSCI World, il World factor che risulta via via più in forma, basandosi ad esempio sulla forza relativa, ripetendo tale osservazione periodicamente, ad esempio una volta al mese o al trimestre.

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