Etf molto specifici: attenzione (parte 2)

Ago 26, 2021 | Educational e approfondimenti vari

Nella prima parte di questo articolo, la puoi trovare a questo LINK, avevamo visto come il timing di emissione degli Etf molto specifici a livello di settore o meglio ancora di tema, non è dei migliori, con i prezzi che sulla scia del crescente fermento sul tema sottostante sono già saliti parecchio. In questa seconda parte vedremo come ciò non ha interessato solo temi riconducibili ad asset classes che non hanno brillato ultimamente (come le materie prime), bensì anche altre con andamenti grafici più felici.

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Iniziamo dunque continuando con la carrellata di grafici, per poi proseguire cercando di offrire qualche spunto di riflessione di natura operativa.

Ecco l’andamento post quotazione di una serie di strumenti molto specifici:

Etf sul legno:
Invesco MSCI Global Timber ETF
Ticker CUT
Etf sul private equity:
Invesco Global Listed Private Equity ETF
Ticker PSP
Etf sulle infrastrutture:
iShares Global Infrastructure ETF
Ticker IGF
Etf sui mutui ipotecari immobiliari:
iShares Mortgage Real Estate ETF
Ticker Rem
Etf sul gaming:
VanEck Vectors Gaming ETF
Ticker BJK
Etf sui semiconduttori:
iShares Semiconductor ETF
Ticker SOXX
Anche se il grafico rialzista di lungo termine non rende bene l’idea, tale Etf tra la sua quotazione e la fine del 2002 ha fatto massimi a 79,95 e minimi a 25,85, con un drawdown del 68% circa.
Etf sull’ universo software:
iShares Expanded Tech-Software Sector ETF
Ticker IGV
Stesso ragionamento di prima, con il prodotto che dai massimi del periodo iniziale, segnati a 52,55, è scivolato fino al tardo 2002 ad un prezzo di 19,15, con un drawdown anche qua del 68%.
Etf sul biotech:
VanEck Vectors Biotech ETF
Ticker BBH
Etf sull’ e-commerce nei mercati emergenti:
Emerging Markets Internet & Ecommerce ETF
Ticker EMQQ

Una volta chiara questa dinamica, la domanda che viene lecito porsi è: come comportarsi con gli Etf di questo tipo? Prenderli in considerazione o no? Che operatività attuare su di essi? Quando entrare e quando uscire?

Innanzitutto ricordarsi sempre di dedicare una parte minoritaria di portafoglio ad essi; a parte ciò, tendenzialmente ci sono alcuni aspetti che è opportuno rimarcare: chi vuole diminuire il rischio, meglio che non prenda in considerazione tali prodotti, soprattutto appena arrivati sul mercato. Se si acquistano tali Etf subito dopo la loro quotazione e con logica passiva, si deve tener conto di dover allungare l’orizzonte temporale d’ investimento, visto che è molto comune acquistare a prezzi alti, e conseguentemente di potersi permettere di correre un rischio maggiore che in altri momenti, dal momento che le discese realizzabili da questi prodotti di nicchia possono benissimo attestarsi nell’ ordine di un -80 o -90%.

Un operatore evoluto potrebbe invece cercare di fare il contrario: vista la tendenza di discesa dei prezzi data dall’ hype che si va ridimensionando nelle prime fasi, si potrebbe tentare di sfruttare ciò a proprio favore, costruendo posizioni ribassiste su tali prodotti, in altre parole l’idea sarebbe quella di comprare delle opzioni put su tali Etf nei primi periodi della loro contrattazione. Proprio sulle opzioni su Etf recentemente è salito alla ribalta l’ investitore Michael Burry, divenuto famoso per aver shortato proficuamente i mutui subprime, il quale ha costruito in questi mesi delle posizioni ribassiste attraverso l’ acquisto di put su ARKK (Etf superstar di Cathie Wood) e TLT (Etf sui treasury bond Usa a lunga scadenza). Tuttavia le opzioni su Etf sono disponibili solo in mercati molto evoluti come quello Usa, mentre da noi non esistono ancora, quindi tale operatività è difficilmente praticabile oggi, ma ciò non significa che non arriveranno in futuro opzioni su Etf sul mercato italiano.

In un certo senso si può considerare la corsa all’ emissione di prodotti su un certo tema quasi un indicatore contrarian al tema stesso.

Un piano d’ accumulo può essere una soluzione ideale su tali strumenti, soprattutto nel loro periodo di vita iniziale, con la quale si abbassa il rischio e si evita il problema del market timing.
Un altro modo per limitare il rischio e cercare così di migliorare il profilo di rendimento/rischio può essere quello di applicare su di essi delle strategie attive, che siano in posizione solo nelle fasi rialziste, identificabili ad esempio attraverso indicatori quali medie mobili o altri ancora, e che vadano a liquidare tali assets quando la tendenza si interrompe, restando cash o posizionandosi in maniera più difensiva.

Al contrario, anche se può risultare controintuitivo, il momento in cui l’ hype su questi prodotti/temi si sgonfia, la popolarità decresce, non nascono prodotti su di essi ogni 2 giorni ma anzi qualcuno viene pure delistato, quando la gente non ne parla più e le quotazioni sono fortemente depresse, rappresenta la fase in cui il rischio di investire in essi si abbassa, e dunque l’ investitore potrebbe tener conto di un minore orizzonte temporale d’ investimento su tali prodotti.In più, potrebbe essere più premiante in tale fase un ingresso in un’ unica soluzione (o al limite pochi ingressi pianificati e scaglionati) in luogo del classico pac.

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