Bond legati alle materie prime: alcuni esempi utili per diversificare

Apr 22, 2022 | Educational e approfondimenti vari

Il periodo attuale non è certo dei migliori sul mercato obbligazionario. L’ inflazione sta galoppando un po’ ovunque, in tale scenario le politiche monetarie restrittive accompagnate dagli annunci sempre più “falchi” dei banchieri centrali, fanno presagire tassi d’ interesse in aumento.

L’ aumento del costo del denaro costituisce una zavorra per il classico reddito fisso già in circolo.

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Come possiamo vedere sotto infatti, uno dei benchmark per il mercato obbligazionario, il Bloomberg Global Aggregate Bond (con copertura del cambio in €) segna da inizio 2022 una perdita del 7,45%.
Il problema che si pone l’ investitore in contesti come questo è: il classico portafoglio 60/40 continuerà a funzionare? Cosa compro per difendermi in uno scenario in cui i bond classici invece di fare da contrappeso alla volatilità del mercato azionario vanno giù? Che faccio se il reddito fisso in futuro, come sta già di fatto accadendo, avrà una correlazione sempre più positiva con la componente azionaria?

Sono tutte domande lecite e non banali, che ovviamente non possono essere liquidate con immediatezza e superficialità.

Per quanto mi riguarda, in chiave strategica ritengo che, anche se le correlazioni sono più erratiche nel breve , nel lungo termine avere la componente obbligazionaria classica in portafoglio continuerà ad avere una sua logica e aiuterà.

Un discorso a parte può essere invece affrontato in relazione alla componente tattica di portafoglio, qua le armi con cui l’ investitore può tentare di difendere il portafoglio sono da ricercare prettamente all’ interno delle micro-asset classes della vasta componente obbligazionaria, qua tra le soluzioni più comuni possiamo citare i vari titoli governativi cinesi, bond collegati all’ inflazione, a tasso variabile, duration contenuta e via dicendo.

Tuttavia in questo articolo voglio porre enfasi su una tipologia di bond più alternativi, meno comuni, ma che in fasi come quelle attuali possono avere un suo perché, tanto come diversificazione di prodotto quanto come diversificazione valutaria, mi riferisco a quei bond legati in qualche modo alle materie prime, o perché espressi in valute correlate alle commodities, o in quanto di paesi/aree geografiche che legano la propria fortuna all’ esportazione di materie prime (energetiche perlopiù vista la fase).

Ecco quindi 3 esempi di soluzioni che potrebbero essere prese in considerazione in tale senso e in chiave tattica. L’ obiettivo è quello di migliorare la resilienza complessiva di portafoglio: migliorare le performances o quantomeno contenere le perdite.

Si tratta di un Etf e due fondi comuni d’ investimento.

1) ETF SU TITOLI DI STATO AUSTRALIANI (IN AUD)

Xtrackers Australia Government Bond UCITS ETF 1C
ISIN LU0494592974, Ticker XCS2

2) FONDO COMUNE SU BOND NORVEGESI A BREVE TERMINE (IN NOK)

Nordea 1 – Norwegian Short Term Bond BP Cap Nok
ISIN LU0078812822

3) FONDO COMUNE SU BOND DEI PAESI DEL GOLFO PERSICO (IN USD)

Franklin Gulf Wealth Bond Fund A (Acc) USD
ISIN LU0962741061
Queste sono solo alcune idee che si possono valutare in una logica di portafoglio a 360 gradi, come al solito non esistono pasti gratis, ma azioni pianificate di efficientamento caratterizzate da una maggiore diversificazione che quantomeno portano le probabilità a nostro favore.

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