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In Usa, diversamente che in Italia, le azioni privilegiate tendono ad avere un dividendo fisso (come se fosse una cedola obbligazionaria).
A fronte di ciò, in termini di governance aziendale, al contrario degli azionisti ordinari, quelli privilegiati non detengono alcun diritto di voto in assemblea, o ne hanno in misura limitata.
Le preferred shares sono uno strumento maggiormente indicato per chi è più avverso al rischio.
In determinati casi tali titoli sono richiamabili anticipatamente dall’emittente (ad un certo prezzo e a partire da una certa data, indicati entrambi nel prospetto).
Le principali tipologie di azioni privilegiate presenti in Usa sono 4: cumulative, non cumulative, partecipative e convertibili. I titolari delle cumulative preferred stock hanno diritto a ricevere dalla società tutti i dividendi, anche quelli che sono stati omessi in passato; a volte viene aggiunto un compenso aggiuntivo sotto forma di interesse al detentore di questo tipo di azioni. Al contrario, i possessori di privilegiate non cumulative non hanno tale diritto, infatti queste ultime azioni sono meno costose delle precedenti. Le partecipating preferred stock prevedono invece il pagamento di dividendi aggiuntivi al raggiungimento di determinati obiettivi (ad esempio se i profitti aziendali superano un certo livello prestabilito). Le privilegiate convertibili infine consentono al titolare di convertire le proprie azioni privilegiate in azioni ordinarie, in qualsiasi momento dopo una data prestabilita e ad un prezzo di esercizio specificato.
Introdotto il concetto di preferred shares, vediamo a livello operativo che soluzioni ha un investitore che vorrebbe esporsi a tale asset class: oltre alle singole azioni (molte delle quali di difficile accesso) è possibile prendere in considerazione 3 Etf di Invesco:
ISIN IE00BDVJF675, Ticker PRFD
ISIN IE00BDT8V027, Ticker PRFE
ISIN IE00BG21M733, Ticker VRPS
Il terzo prodotto invece replica la performance delle preferred shares in $ a tasso variabile, oltre che di alcuni titoli ibridi. Oltre a ciò, possono essere presi in considerazione ad esempio alcuni titoli convertibili e il debito subordinato perpetuo.
Chi mira a contenere la volatilità potrebbe concentrarsi sull’ Etf a cambio coperto; per il resto la composizione è del tutto similare, tutti hanno più o meno 300 titoli in pancia, perlopiù si tratta di emissioni di colossi della finanza quali: J.P. Morgan, Wells Fargo, Citigroup, Bank of America e così via.
Chi decide di mettere strumenti del genere in portafoglio, deve fare i conti con la liquidità non eccelsa (per usare un eufemismo), pertanto cercherei di evitare strategie molto dinamiche in modo da limitare il turnover di portafoglio, che su prodotti del genere può costare parecchio in termini di spread.
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