Per prima cosa occorre far notare che tale portafoglio sarà dato dall’unione di 2 componenti: una protettiva e una di rischio.
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A tal proposito consiglio delle obbligazioni di emittenti solidi, o dei certificati a capitale protetto.
La scadenza dello strumento deve essere congrua con l’orizzonte temporale del nostro investimento.
Più il titolo si trova scontato, maggiore sarà il suo potenziale di upside, e oltre a questo servirà, a parità di cifra investita, meno denaro da dedicare alla parte protettiva, potendo destinare quello che resta di quest’ ultimo alla componente rischiosa (ma in assenza di rischio), vedremo in seguito come.
La seconda componente deve essere un asset (o un paniere di asset) che abbia una certa volatilità, da cercare di sfruttare a proprio favore; c’è l’imbarazzo della scelta e si può andare praticamente su ogni tipo di strumento.
Vediamo un esempio:
Prendiamo come componente protettiva questo bond:
ISIN: IT0000966017
Ora occorre selezionare la componente di rischio, in questo esempio ho ritenuto interessante tale Etf:
ISIN: IE00B8CJW150
E’ un prodotto a replica sintetica (realizzata tramite swap), dalle dimensioni non elevatissime, con una volatilità molto marcata (più da azione che da Etf) e con rischio cambio visto che è in dollari americani; tutte queste sono caratteristiche che potrebbero fare storcere il naso, tuttavia visto che il portafoglio complessivo viene protetto dal bond Comit, me ne posso fregare di tali aspetti e comprare tranquillamente, mirando a sfruttare quello che è uno dei principali pregi di questo prodotto, ovvero di pagare dividendi elevati, in maniera trimestrale.
Le Master Limited Partnerships su cui va a focalizzarsi infatti hanno grossi vantaggi fiscali negli Usa, a patto di distribuire la grande maggioranza degli utili sotto forma di dividendi.
Il dividend yield di questo Etf si attesta attualmente (complice anche la discesa dei prezzi) ad un 14,15% lordo (circa un 10,50 netto).
Vediamo nella pratica come assemblare i 2 prodotti e comporre così il portafoglio:
A scadenza avremo che: i 9.000 € del bond Comit diventeranno 10.000 (componente protettiva); a tale importo dovrà essere aggiunta la performance dell’ Etf (che è ignota, anche se nel mentre sappiamo di poter contare sui dividendi distribuiti).
Anche nell’ipotesi pessimistica che l’ Etf alla fine si trovi a -50% da quando abbiamo acquistato, quindi i nostri 1.000 € sono diventati 500 (più i dividendi incassati), realizzeremo comunque un guadagno, ritrovandoci con 10.500 € più i dividendi incassati.
Un aspetto importante è che il capitale è garantito in termini nominali, non reali (al netto dell’inflazione) e soltanto a scadenza, non nel mentre.
Infine, nell’esempio fatto abbiamo considerato il bond al prezzo attuale (90), ma solo poco tempo fa questo bond è arrivato a quotare 82, questo per capire che è possibile anche sfruttare momenti di debolezza dei prezzi per comporre il portafoglio, in modo da potersi sbilanciare di più sulla componente a rischio.
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