Per i contrarian e amanti del brivido: immobiliare cinese

Ott 1, 2021 | Educational e approfondimenti vari

Ormai un po’ tutti sanno della pesante aria che si respira in Cina, provocata prima dalle tensioni tra il governo e le grandi aziende di casa sua (soprattutto le tech e quelle legate al settore educational) e poi inasprita dall’ incertezza legata al possibile default della società Evergrande, secondo maggiore costruttore immobiliare cinese.

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Tutti i media finanziari hanno trattato della delicata questione Evergrande, c’è chi la paragona alla vicenda Lehman Brothers, chi all’ hedge fund Long Term Capital Management (LTCM). I vari analisti si interrogano sulla portata del fenomeno, su quanto esso potrà allargarsi e in merito alle asset class che saranno impattate maggiormente.

Sino ad oggi, complice un contesto dove ci sono le banche centrali a fornire liquidità al sistema, non ci sono state pesanti ripercussioni nei mercati azionari e obbligazionari globali, con la crisi Evergrande e più in generale delle società immobiliari cinesi che è rimasta circoscritta al segmento dei bond high yield asiatici, con questi ultimi che hanno visto un forte innalzamento degli spread di recente.

Assieme all’aumento dei rendimenti sperimentato dalle cosiddette obbligazioni spazzatura, si segnala un aumento delle emissioni corporate cinesi andate in default (a livello più che altro di ammontare).
Questo ultimo aspetto lo avevo già segnalato, mettendo in risalto il grafico sopra, in anteprima sul mio gruppo chiuso Facebook, a cui ti invito ad iscriverti.

Chi pensa che tale situazione si risolverà in qualche modo, o attraverso aiuti del governo o in altri modi, può “scommettere” su un riassorbimento degli spread creditizi e su un riassestamento delle prospettive future delle società cinesi (immobiliari su tutte). Ovviamente questa sarebbe una mossa da attuare all’ interno di una logica contrarian e su una porzione minoritaria di portafoglio, in altre parole un investimento coerente con la parte di portafoglio tattica e ad alto rischio.

Ovviamente non sto sostenendo che le cose si evolveranno in ogni caso nel verso giusto, anche perché per fare una disamina sopraffina della questione occorrerebbe un’analisi molto approfondita, che per quanto accurata non potrà mai essere esaustiva, visto che c’è sempre un grado di imprevedibilità riguardo a tali dinamiche, il cui evolversi dipenderà anche ad esempio dalle risposte politiche che arriveranno per gestire tali eventi, oltre che da altri tipi di risvolti, di diverso carattere.

Oltre a ciò ritengo opportuno sottolineare un altro aspetto non secondario, ossia ha senso sprecarsi tanto (impiegando tempo ed energie) ad analizzare e prevedere determinati scenari, se comunque riserviamo ad un investimento del genere una porzione poco significativa del nostro capitale? Ognuno rifletta in merito e si dia delle risposte.

Fatte le dovute premesse, segnalo che chi volesse cavalcare un contesto di ripresa del comparto high yield asiatico e in particolare delle società immobiliari cinesi, può capitalizzare questa opportunità esponendosi al seguente fondo d’investimento.

Fidelity Funds – China High Yield Fund A-ACC-USD
ISIN: LU1313547462
Si tratta di una Sicav domiciliata in Lussemburgo, lanciata sul mercato il 30/11/2015, che investe principalmente in titoli obbligazionari ad alto rendimento della Grande Cina (Cina, Hong Kong, Taiwan e Macao). Il comparto è in realtà disponibile in varie classi (accumulo, distribuzione trimestrale, distribuzione mensile, con o senza copertura del cambio in €), allo scopo di venire incontro alle diverse esigenze di ognuno. La classe corrispondente all’ Isin indicato è ad accumulo, non presenta hedging valutario e ha dei costi annui dell’1,60%. In teoria il prospetto informativo indica delle potenziali spese d’ingresso del 3,5% massimo, tuttavia è possibile azzerare queste ultime acquistando il fondo attraverso un distributore online (ad esempio Fundstore).

Il profilo di rischio indicato è 4 su 7.

Il fondo non dichiara nessun indice benchmark di riferimento.

I gestori sono: Terrence Pang, Peter Khan e Tae Ho Ryu.

Si tratta di un fondo che fino a poco tempo (giugno 2021) fa era catalogato come 5 stelle, prima di essere degradato (succede infatti che la classificazione qualitativa dei fondi sia correlata al loro andamento).

Per quanto concerne la composizione interna, a livello di esposizione geografica abbiamo già accennato come la Cina faccia da padrona.

In merito al posizionamento settoriale, esso risulta sbilanciato sul comparto immobiliare.
Per quanto riguarda la tipologia di debito, quasi la totalità dell’ attivo è coperta da emissioni high yield.
Con riferimento al merito creditizio, spiccano le emissioni aventi rating B.
Nelle prime 10 posizioni figurano più che altro costruttori immobiliari.
Il prodotto ha avuto una crescita cumulativa dal suo lancio del 36,1%, con una crescita annualizzata del 5,5%. Tuttavia ciò è avvenuto a fronte di una volatilità annualizzata anch’essa elevata (pari al 10,63%).

Si tratta in definitiva di uno strumento che può avere senz’altro un andamento ballerino, ma che può trovare posto nei portafogli di quegli investitori un po’ più evoluti con una tolleranza al rischio medio-alta.

Ovviamente su tale prodotto si può entrare in modo graduale (pac), in unica soluzione o anche in maniera ibrida (pic + pac).

Il fondo ha corretto dai massimi toccati nella prima parte del 2021, in seguito alle note vicende riferite sopra; sulla sua dinamica futura molto dipenderà dalle scelte di bond picking del gestore, ma soprattutto dall’evolversi della situazione Evergrande e in generale del settore immobiliare cinese, che come abbiamo visto ha grosse ripercussioni sugli spread degli high yield asiatici.

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