L’inflazione sta tornando? Come proteggersi?

Feb 22, 2021 | Educational e approfondimenti vari

Negli ultimi periodi si parla sempre più dell’inflazione (fenomeno che consiste nel suo significato più banale nell’ aumento dei prezzi di beni e servizi). In questo articolo vedremo quali potranno essere le prospettive inflazionistiche e gli strumenti più adeguati per difendersi in un contesto di inflazione in salita.

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L’ inflazione, almeno nei paesi più sviluppati, è stata la grande assente dopo la crisi del 2008, complici soprattutto le politiche delle banche centrali, che hanno iniettato sempre più liquidità nel sistema, affinchè queste risorse arrivassero tramite le banche a famiglie ed imprese, con lo scopo di risollevare l’ economia.

Con i vari quantitative easing dunque le banche centrali hanno acquistato tonnellate di Titoli di Stato, tenendo in maniera artificiale bassissimi i tassi d’ interesse. La conseguenza è stata un grossissimo aumento dei prezzo dei Titoli di Stato emessi in precedenza, e tassi a picco (prossimi allo zero e in molti casi negativi) per quelli di nuova emissione (ne sa qualcosa chiunque abbia di recente comprato BTP, o meglio ancora BUND).

Da un po’ di tempo però il polso degli investitori sembra essere cambiato, e ciò si riflette nelle aspettative d’ inflazione Usa, che sono ai massimi dal 2014, ma anche nei prezzi delle materie prime in deciso rialzo, nella discesa dei prezzi (o rialzo dei rendimenti dei Titoli di Stato Usa), nell’ arretramento del dollaro Usa nei confronti delle valute da investimento, o comunque legate alle materie prime quali AUD, CAD.

Alle considerazioni di tipo grafico vanno integrate delle altre relative al contesto macroeconomico e politico. Infatti la pandemia ed il conseguente lockdown hanno comportato l’erogazione di corposi sussidi nei vari paesi, e negli Usa su tutti con il nuovo presidente Biden è in corso un piano di stimoli fiscali, che si accompagnano ai sempre presenti stimoli monetari; tutto ciò fa bene alle tasche di privati e imprese, che con un progressivo rientro della pandemia e ritorno alla normalità potrebbero, nel caso dei privati, tornare a spendere, si pensi ad esempio a settori molto colpiti come quello dei viaggi, del turismo e del divertimento in generale, appena sarà possibile tutti vorranno riprendere a viaggiare, ciò stimolerà l’ inflazione; ma anche le imprese, in un clima di maggior serenità tornerebbero ad investire e assumere, anche ciò spingerà sui prezzi.

Il contesto macroeconomico abbiamo visto che vede un dollaro debole, e i rendimenti dei bond governativi Usa a 30 e 10 anni si sono decisamente innalzati: nel primo caso andando a rompere i valori massimi dello scorso marzo (piena pandemia), nel secondo caso non rompendo ancora i massimi di rendimento dello scorso marzo ma portandosi comunque nelle vicinanze. Nel momento in cui si scrive il Treasury Bond Usa a 30 anni rende il 2,14% annuo, mentre il Treasury Note Usa a 10 anni rende l’ 1,34%.

Lato materie prime, la componente energia vede il petrolio, che pochi mesi fa era arrivato a quotare negativo, aver ormai superato i 60 $ al barile, riportandosi quindi su livelli che non vedeva da gennaio 2020; tra le materie prime riferite all’ agricoltura spiccano le performances di cotone, zucchero e legname; bene anche i metalli preziosi, decisamente meglio i metalli industriali, molto legati al ciclo economico e supportati anche dalla spinta mondiale verso l’energia pulita e green che ne provocherà una grossa domanda. Rame su livelli massimi che non vedeva da 10 anni. Infine, decisi rialzi sono stati riscontrati tra i cosiddetti grains, ad esempio tra grano, soia e mais, e nel comparto bestiame.

Tra le valute, il dollaro ha raggiunto valori minimi che non vedeva da 3 e in qualche caso da più anni contro le principali divise ( AUD, NZD, EUR, CHF, CAD, GBP, JPY).

Per quanto riguarda l’ universo azionario, i titoli più piccoli (small cap) hanno fatto meglio dei colossi (large cap) negli ultimi mesi, ciò riflette prospettive ottimistiche per il ciclo economico.

Ora che abbiamo delineato il quadro generale, dobbiamo andare più sul pratico, in altre parole occorre dare delle linee guida su come adeguare il proprio portafoglio investimenti ad un contesto di crescente inflazione.

Per primo occorre non dimenticarsi di tenere sempre una buona scorta di denaro liquido, cash, magari sul conto corrente, pronto da impiegare in caso di occasioni di mercato (ad esempio un ribasso generale, per comprare a prezzi di saldo).

Numero due, evitare di parcheggiare liquidità su conti deposito vincolati (e non svincolabili prima) più a lungo del normale, ad esempio 3-5 anni.

Altro suggerimento che mi sento di dare è di non comprare Titoli di Stato a tasso fisso con scadenze lunghe, anzi, se si possiedono ad esempio Btp a breve-medio termine (con scadenze entro il 2026-2027) è bene valutare di venderli e monetizzare, dal momento che le quotazioni sono talmente salite che rendono negativo e vendendo oggi si incasserebbe più di quanto si incasserebbe portando a scadenza.

Sempre per quanto riguarda l’universo obbligazionario, in un contesto di inflazione in aumento occorre concentrarsi su bond indicizzati all’inflazione o a tasso variabile (con indicizzazione sull’ Euribor o meglio ancora sul Libor). In entrambi i casi si potrebbe pensare di coprire tali strumenti con veicoli molto diversificati quali gli Etf o andando sulle singole obbligazioni.

Lato valute, un contesto come quello delineato sopra potrebbe favorire le divise di quei paesi legati alla produzione di materie prime, ad esempio dollaro australiano, dollaro canadese, corona norvegese solo per citarne alcune. Potrebbe essere un’ idea dunque per chi vuole stare sulle obbligazioni quella di focalizzarsi su bond denominati in una di queste valute, per cercare di guadagnare non tanto dalla cedola ma dal cambio (meglio ancora se tali emissioni sono di tipo investment grade e di emittenti sovranazionali tipo la BEI, così da avere massima affidabilità in merito al rimborso e tassazione al 12,5% invece che al 26%). Un altro vantaggio di operare con i bond in valuta estera può essere quello di acquistarli all’interno di un conto multivaluta, così da gestire in modo più vantaggioso il timing di conversione in €.

Per quanto riguarda l’azionario, un contesto di inflazione al rialzo imporrebbe una certa cautela, poiché una maggiore inflazione significa tassi d’ interesse più alti, che potrebbero far perdere appeal alle azioni causandone uno storno anche profondo. Se proprio si vuole suggerire qualcosa, occorre sottolineare che in uno scenario del genere potrebbero essere avvantaggiate quelle società che in qualche modo hanno a che fare con le materie prime, le quali possono essere selezionate tramite fondi/Etf settoriali, o (per chi è più bravo) facendo stock picking sui singoli titoli.

Infine, se si prospetta come qualcuno fa notare un nuovo superciclo delle materie prime, un Etf che investe in un paniere diversificato di materie prime non sarebbe da scartare, anzi potrebbe dare soddisfazioni.

Ricapitolando: le idee da considerare in un contesto di inflazione in aumento sono:

  • BUONA DOSE DI CASH PRONTO DA SFRUTTARE
  • EVITARE CONTI DEPOSITO NON SVINCOLABILI A LUNGA SCADENZA
  • EVITARE DI ACQUISTARE BTP A LUNGA SCADENZA
  • VALUTARE DI VENDERE BTP IN PORTAFOGLIO CON SCADENZA ENTRO IL 2026-2027
  • CONCENTRARSI SU BOND INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE O A TASSO VARIABILE; CERCARE DI RIDURRE DURATION SU TASSO FISSO
  • DIVERSIFICARE SU ASSETS IN VALUTE DI PAESI PRODUTTORI DI MATERIE PRIME
  • CONSIDERARE AZIONI DI SOCIETÀ’  CHE HANNO A CHE FARE CON LE MATERIE PRIME (FONDI/ETF O SINGOLI TITOLI) 
  • CONSIDERARE ETF SU BASKET DI MATERIE PRIME

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