Introduzione alle varie asset class o classi di investimento

Ago 11, 2018 | Educational e approfondimenti vari

Quando nel mondo finanziario, si parla di investimenti, è necessario sapere che il denaro che si va ad allocare in qualcosa, finisce sempre in quelle che sono le 5 classi di attivi: liquidità, azioni, obbligazioni, materie prime e real estate (immobiliare). Anche se, al giorno d’oggi, sarebbe più corretto considerare altre 2 asset class: alternativi e criptovalute (pur avendo quest’ultime un appeal prettamente speculativo).
Prima di analizzare brevemente in cosa consiste ognuna di queste forme d’impiego del capitale, è doveroso sottolineare che tutti i vari prodotti di cui si sente parlare, dai più semplici a quelli più strutturati, non sono altro che dei contenitori di una o più asset class tra quelle elencate prima. Nello specifico si parla di: fondi comuni d’investimento, sicav, gestioni patrimoniali, etf, etc, etn, altri derivati come futures, opzioni, certificates, covered warrant o polizze varie (unit linked, index linked ecc).

Liquidità

non è altro che la “benzina” a disposizione per effettuare un investimento quando se ne presenta l’occasione, più precisamente il cash disponibile sul conto corrente. Anche se nell’accezione del termine è possibile far rientrare ulteriori impieghi di denaro, smobilizzabili nel breve termine e soggetti a oscillazioni nulle o quasi, quali: conti deposito, obbligazioni a breve termine (BOT) e fondi monetari. A differenza di quanto si possa pensare, si tratta di un mattoncino importante nel processo d’investimento, tutti dovrebbero detenerne una quota del proprio patrimonio. Soprattutto per evitare che, a causa di spese improvvise, si debba smobilizzare un investimento già messo in atto (anche in perdita), azione assolutamente da evitare, in quanto va contro le regole di una
saggia pianificazione. Un buon punto di partenza è tenere come quota minima in liquidità l’equivalente delle spese di un anno. Di contro, anche detenere liquidità eccessiva è un grosso errore di pianificazione, visto che si guadagna poco o nulla (conteggiando l’inflazione in molti casi si perde) e allo stesso tempo si mancano ghiotte occasioni per allocare il proprio denaro in modo più efficiente e redditizio, a seconda dei vari obiettivi/orizzonti temporali di riferimento.
La liquidità rappresenta inoltre il “parcheggio” di denaro proveniente da un eventuale disinvestimento e costituisce quella parte a minor rischio e di conseguenza minor rendimento. Sui conti correnti e sui conti di deposito c’è una garanzia (data dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) di 100.000 € per depositante; su cifre maggiori per depositante è saggio diversificare su più emittenti.

Azioni

un’azione non rappresenta altro che un pezzo di una società, o per meglio dire una quota del capitale della stessa. Queste sono considerate lo strumento di rischio per eccellenza, in quanto il risultato dell’investimento in esse sarà dato dall’andamento della o delle società sulle quali si è andati a puntare (divenendone soci a tutti gli effetti). Sicuramente si tratta di uno strumento da maneggiare con cura, dato l’andamento aleatorio, ma che ognuno dovrebbe avere in portafoglio, in base a fattori quali: età, obiettivi, propensione al rischio.
Il rischio che l’azione ha per sua natura, può essere attenuato in diversi modi, a seconda della natura del titolo. Prendendo in considerazione un singolo titolo, ad esempio ENI, è saggio dedicare ad esso una parte esigua del proprio patrimonio, cioè quella che può essere interamente persa (un 2 o 3%, a seconda della propensione al rischio). Inoltre è furbo spalmare il rischio su più emittenti, diversificando per settore e area geografica.
Nel caso non di uno o più singoli titoli ma di un paniere più diversificato di azioni, (FTSE MIB, DAX, SP500, MSCI WORLD), scelta fortemente raccomandata, nell’ambito di un più prudente piano d’investimento a lungo termine, vale sempre la regola della diversificazione, ma qui, trattandosi di un investimento meno rischioso (perché per natura già fortemente diversificato, in cui non si va a rischiare l’intero capitale), ci si può esporre con una quota ben maggiore rispetto a un singolo titolo.
In virtù del fatto che l’azionario (preso come indice globale, cioè un paniere di titoli di aziende disposte in ogni parte del mondo) è l’asset class, che storicamente ha offerto i rendimenti più generosi (mediamente dal 7 al 10% annuo a seconda del periodo di riferimento), è opportuno rimarcare quanto detto prima: anche il più timoroso degli investitori dovrebbe averne una piccola fetta in portafoglio. L’ideale, come vedremo, è quello di dosare la componente azionaria, miscelandola ad altre asset class più “tranquille”, così da ottenere un portafoglio bilanciato ed efficiente sul lungo termine.

Le obbligazioni

sono per definizione un titolo di debito, che garantendo al suo possessore il diritto al rimborso totale di un prestito, più gli interessi maturati su esso, dovrebbe fornire tranquillità al portafoglio. Si tratta di uno strumento molto eterogeneo, di conseguenza, a seconda di come è strutturato, ogni singolo prodotto avrà caratteristiche peculiari. In linea di massima il loro funzionamento è il seguente: dopo aver prestato dei soldi a qualcuno, ad esempio Stato, azienda o un ente pubblico, si ottengono in cambio interessi sotto forma di cedole periodiche, e alla scadenza dell’obbligazione, l’intero capitale prestato (salvo fallimento di chi abbiamo finanziato).
In termini pratici, se investo 100 in un BTP di durata decennale, con cedola del 2% annua, mi verrà accreditata una cedola lorda annua di 2, così per 10 anni, e al termine del prestito riavrò i 100 iniziali.
Si tratta di uno strumento molto interessante per chi non ama rischiare, anche se negli ultimi anni ha perso un po’ di appeal, in quanto le politiche monetarie delle banche centrali hanno risposto alle crisi finanziarie, susseguitisi negli ultimi anni, con tassi d’interesse prossimi allo 0, in alcuni casi negativi, di conseguenza i rendimenti obbligazionari sono magri (anche negativi, considerando l’inflazione e rimanendo su emittenti solidi). Per ottenere rendimenti interessanti sull’obbligazionario bisogna quindi, orientarsi su emissioni con scadenze più lunghe, o privilegiare emittenti meno solidi e quindi meno affidabili (in entrambi i casi con le varie criticità che tali scelte incorporano).

Riepilogando: le obbligazioni sono uno strumento che tutti devono prendere in considerazione nella realizzazione di un’oculata pianificazione finanziaria (tramite singole emissioni o fondi/etf), ma che negli ultimi tempi hanno subito un mutamento nel rapporto rischio-rendimento.

Materie prime

le cosiddette commodities sono anch’esse un universo molto variegato, in quanto all’interno di tale categoria vengono considerate merci molto differenti tra loro, necessarie per lo sviluppo e per le necessità primarie degli individui. Sono considerate commodities le materie prime di stampo agricolo: mais, grano, soia, le coloniali (cacao, caffè, zucchero); i metalli preziosi: oro, argento, platino, palladio; i metalli industriali: rame, alluminio, nickel etc; gli energetici quali petrolio e gas naturale. Storicamente le materie prime sono l’asset class il cui apprezzamento avviene alla fine di un ciclo economico. E’ possibile esporsi su di esse tramite appositi veicoli quali futures o, per ottenere una maggiore diversificazione, fondi/etc.
Essendo beni reali e tangibili, l’andamento dei prezzi delle commodities dipende dalla dinamica dell’equilibrio tra domanda e offerta, oltre che da fattori quali clima e rendimento del raccolto. Sono strumenti interessanti da inserire in portafoglio in quanto offrono una copertura dall’inflazione (che contribuiscono a creare). Una menzione particolare va all’oro, che è considerato il bene rifugio per eccellenza, poiché il prezzo tende a salire nelle fasi di discesa dei mercati azionari.

Immobiliare

risulta l’investimento a cui è da sempre affezionato l’italiano medio e che dovrebbe fornire protezione contro l’inflazione. Indubbiamente è uno strumento che deve essere presente come elemento di diversificazione, soprattutto quando si parla di capitali importanti. Viceversa, è rischioso e inefficiente sbilanciare troppo il portafoglio sull’immobiliare (inteso come mattone fisico), visto che è un asset meno liquido rispetto ad altri negoziabili su mercati regolamentati (azioni, obbligazioni, fondi ecc.), e data la difficoltà a diversificare adeguatamente in assenza di capitali importanti.
Contrariamente a quanto si pensa, investire nell’immobiliare non per forza equivale ad acquistare il mattone fisico, ci si può infatti esporre a tale settore (in modo indiretto) comprando quote di strumenti quali fondi immobiliari o REIT, i quali vanno a investire in grosse quantità di immobili di svariata natura (residenziale, commerciale, uffici), riconoscendo ai quotisti dei rendimenti periodici derivanti dagli affitti degli stessi. Questa pratica d’investimento, che permette di esporsi in modo diversificato all’immobiliare, anche in assenza di grandi capitali, è di dominio pubblico in paesi finanziariamente avanzati come gli USA, mentre a oggi è scarsamente diffusa in Italia. Per completezza d’informazione va sottolineato che è possibile esporsi indirettamente all’immobiliare mediante il crowfunding, settore anch’esso in via di sviluppo, aderendo ad apposite iniziative all’interno di piattaforme dedicate.

Alternativi

all’interno di questa categoria d’investimento ci sono quei settori maggiormente di nicchia, che rispondono all’esigenza di diversificare patrimoni importanti: collezioni di quadri, gioielli, vini, orologi, auto d’epoca. Oltre a questi, rientrano nell’universo alternativo quegli investimenti (sempre poco liquidi, ma ad alto potenziale di rendimento) che si vanno a focalizzare sulle aziende in fase di start-up, sul private equity, private debt, come pure quelli che hanno un’impronta maggiormente speculativa (hedge funds).

Criptovalute

sono strumenti di recente diffusione, che fanno leva sull’utilizzo di sofisticate tecnologie quali la blockchain, con finalità di disintermediazione, maggiore trasparenza delle transazioni e decentralizzazione per citarne alcune. Rappresentano l’emblema dei passi in avanti fatti dalla digitalizzazione nel campo finanziario. Oggi se ne contano 1500 circa, le principali sono: Bitcoin, Ethereum, Ripple, Litecoin. Hanno una natura molto volatile, viste le oscillazioni spaventose che subiscono, per cui risulta un po’ un azzardo accostarle all’attività d’investimento. A oggi sono più assimilabili a una scommessa, per cui un’eventuale allocazione di denaro in tale asset class deve essere dell’ordine del 2-3% del capitale disponibile, onde evitare di farsi male.

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