Golden Butterfly Portfolio

Ott 17, 2018 | I portafogli statici o "LAZY"

Combinare le corpose prestazioni del mercato azionario con una volatilità contenuta, tipica del già esaminato Permanent Portfolio di Harry Browne…..sembra il Sacro Graal, eppure è possibile o meglio, ad oggi la statistica della “farfalla d’oro” va in questa direzione. Ma prima di giungere a conclusioni andiamo a vedere cos’è e come lavora nello specifico tale modello.

Il Golden Butterfly è un portafoglio composto nel seguente modo:

  • 20% azionario larga capitalizzazione
  • 20% azionario small cap value
  • 20% titoli di Stato lunga scadenza
  • 20% titoli di Stato breve scadenza
  • 20% oro

Tale modello prende il nome di “farfalla d’oro” in quanto è composto da delle ali, azionarie ed obbligazionarie, a loro volta decorrelate e ben distribuite al loro interno, e una testa (l’ oro), che deve lavorare in sincronia con le altre asset class per assicurare efficienza e stabilità di rendimento. L’ allocazione riportata su Portfoliocharts è ovviamente pensata per l’ investitore americano, ma come al solito il portafoglio può essere adattato in chiave europea, per chi volesse tra l’ altro evitare il rischio cambio, senza che ciò comporti chissà quale stravolgimento. Ovviamente, qualora si volesse implementare tale portafoglio, si consiglia di avvalersi di fondi passivi o ETF.
Servendoci di Portfoliocharts, andiamo a vedere come si è comportato tale modello fino adesso:

https://portfoliocharts.com/portfolio/golden-butterfly/

Dal 1970 ad oggi il rendimento reale annuo è stato del 6,5% (al netto dell’ inflazione, ma al lordo di tasse e commissioni), a fronte di una volatilità (deviazione standard) del 7,8%; se avessimo investito con il protocollo Golden Butterfly negli ultimi 15 anni, in base a quanto riportato dalla tabella relativa al 15-yr rolling returns, avremmo portato a casa quasi il 7% annuo di CAGR inflation adjusted.
Lato drawdown, la perdita più profonda successiva ad un picco è stata dell’ 11%, mentre il più lungo è durato 2 anni, assolutamente non male.

In conclusione, tale modello può essere visto come una rivisitazione/raffinazione del Permanent Portfolio di Browne, entrambi si basano su solide fondamenta e sono strutturati per coprire ogni condizione economica sfruttando le decorrelazioni fra le varie componenti interne; rispetto al Permanent qua si va ad aggiungere un po di brio, includendo all’ interno indici azionari relativi all’ universo Small Cap. Entrambi i modelli, per le caratteristiche elencate, ad oggi si sono rilevati vincenti.

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