All Seasons Portfolio di Ray Dalio

Ago 13, 2018 | I portafogli statici o "LAZY"

Continuando la trattazione dei portafogli incentrati su un approccio statico al mercato, ossia quelli che non comprano e vendono in continuazione, bensì stabiliscono una determinata asset allocation e la mantengono nel tempo, limitandosi solo ad un ribilanciamento da attuare attenendosi a regole prestabilite (seguendo intervalli temporali o altre logiche), andiamo oggi a presentare e analizzare un altro di quei portafogli che ha riscosso (soprattutto in America) parecchio successo. Stiamo parlando del cosiddetto All Seasons Portfolio di Ray Dalio, che tradotto in italiano viene: portafoglio per tutte le stagioni. Prima di andare a vedere nello specifico di cosa si tratta, è opportuno spendere due parole sull’ideatore di questo portafoglio; chi non è nuovo in campo finanziario avrà sicuramente sentito parlare di Ray Dalio, miliardario americano che oltre ad essere un investitore, gestore di hedge funds e ad aver dato vita a grosse pubblicazioni in materia, è noto come fondatore di Bridgewaters Associates, uno tra i più grandi hedge fund al mondo. Insomma non stiamo parlando dell’ultimo arrivato. Dalio ha nel tempo coniato quello che può essere un portafoglio valido per tutte le stagioni (la cui fama è dovuta anche al fatto che il portafoglio in questione viene citato in un noto libro di Tony Robbins sulla libertà finanziaria).

https://www.amazon.it/gp/product/B018742WFG/ref=as_li_tf_tl…

La composizione di questo portafoglio è la seguente: 30% azionario americano (large cap), 40% treasury lungo termine, 15% treasury durata intermedia, 7,5% oro e restante 7,5% commodities.
Come al solito questo modello è impostato per far fronte alle esigenze di un investitore americano, tuttavia è possibile adattarlo all’investitore europeo, puntando su strumenti che si riferiscano ad un indice di borsa e a panieri obbligazionari del vecchio continente. Per implementarlo sono sufficienti 5 ETF.
Con l’aiuto di Portfoliocharts andiamo a vedere come si è comportato tale modello in quasi mezzo secolo:

https://portfoliocharts.com/portfolio/all-seasons-portfolio/

I risultati sono più che soddisfacenti. Il fatto che il portafoglio è ben diversificato e contiene tutte le principali asset class ha contribuito fino ad oggi ad assicurare robustezza e stabilità di rendimento; volendo dare due numeri: il rendimento reale medio (al netto dell’inflazione, ma al lordo di commissioni e tasse) dal 1970 ad oggi è stato del 5,5% annuo, ottenuto a fronte di una volatilità del 7,7%. Ribilanciando con frequenza annuale, sempre dal 1970 ad oggi, si avrebbe avuto un CAGR (tasso annuo di crescita composto) del 5,2%, che equivale più o meno allo stesso CAGR inflation adjusted di chi avesse investito negli ultimi 15 anni. Lato drawdown, la più profonda perdita successiva ad un picco è stata del 16%, mentre in termini temporali il più lungo è durato 10 anni e si è verificato durante gli anni 70 quando i tassi di interesse sono schizzati in alto.
Ovviamente, anche se in passato ha retto a shock di ogni genere, non esistono certezze riguardo come tale portafoglio si possa comportare in futuro, soprattutto in un periodo come questo in cui tutto sembra in bolla (l’azionario non è certo a sconto, mentre la normalizzazione delle politiche monetarie da parte delle banche centrali potrebbe frenare l’obbligazionario (soprattutto ad elevata duration), anche se è opportuno far notare che queste ultime sono cose su cui si discute da ormai 3-4 anni a questa parte (andate a vedere come è andata a finire).
Una cosa è certa: spalmando il rischio nelle principali asset class, anche in virtù del principio dei vasi comunicanti, nel lungo periodo farsi male è abbastanza remoto.

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